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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, II, 37
 
originale
 
37 Qui fit, ut alterum intellegas, sine corde non potuisse bovem vivere, alterum non videas, cor subito non potuisse nescio quo avolare? Ego enim possum vel nescire quae vis sit cordis ad vivendum, vel suspicari contractum aliquo morbo bovis exile et exiguum et vietum cor et dissimile cordis fuisse; tu vero quid habes, quare putes, si paulo ante cor fuerit in tauro opimo, subito id in ipsa immolatione interisse? An quod adspexerit vestitu purpureo excordem Caesarem, ipse corde privatus est? Urbem philosophiae, mihi crede, proditis, dum castella defenditis; nam, dum haruspicinam veram esse vultis, physiologiam totam pervertitis. Caput est in iecore, cor in extis: iam abscedet, simul ac molam et vinum insperseris; deus id eripiet, vis aliqua conficiet aut exedet. Non ergo omnium interitus atque ortus natura conficiet, et erit aliquid quod aut ex nihilo oriatur aut in nihilum subito occidat. Quis hoc physicus dixit umquam? Haruspices dicunt; his igitur quam physicis credendum potius existumas?
 
traduzione
 
37 Come mai tu capisci una delle due cose, cio? che un bovino non avrebbe potuto vivere senza avere il cuore, ma non comprendi l'altra, che il cuore non avrebbe potuto tutt'a un tratto volar via non so dove? Io potrei o non sapere qual ? la funzione vitale del cuore, o supporre che il cuore del bove, rimpiccolito da qualche malattia, fosse esile, minuscolo, flaccido, non pi? simile a un cuore normale; ma tu che motivi hai di credere che, se poco prima il cuore c'era nel corpo di un toro ben pasciuto, all'improvviso sia venuto meno, proprio mentre immolavano la bestia? Forse, avendo visto Cesare che, uscito di senno, aveva indossato una veste purpurea, il toro rimase anch'esso privo di cuore? Credi a me, voi abbandonate al nemico la capitale della filosofia, mentre perdete il tempo a difendere qualche piccolo fortilizio: ostinandovi a sostenere la verit? dell'aruspicina, sovvertite tutta la fisiologia. Nel fegato c'? la "testa", tra le viscere c'? il cuore: ecco, scomparir? all'improvviso, appena avrai cosparso la vittima di farro e di vino; un dio lo sottrarr?, una forza misteriosa lo consumer? o lo divorer?. Non sar? dunque la natura quella che regoler? la morte e la nascita di tutti gli esseri, ma ci sar? qualcosa che o sorger? dal nulla o cadr? improvvisamente nel nulla. Quale filosofo della natura ha mai detto questo? Lo dicono gli ar?spici: a costoro, dunque, credi che si debba prestar fede pi? che ai filosofi della natura?
 

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